“Durante le recenti indagini eseguite per ristrutturare l’edificio sacro di Alvisopoli, e’ emersa la storia di questo centro periferico molto lontano dai grandi centri commerciali di Portogruaro. Questa piccola città in realtà aveva un nome meno prestigioso di Alvisopoli, la città di Alvise si chiamava “il Molinato” per la presenza oltre che delle case di un molino. Alvise Mocenigo portò effettivamente la cultura ad Alvisopoli, infatti, oltre alle statue e angioletti famosissimi che ornano la chiesa di San Luigi (sappiamo che furono portati dalla Memmo, la moglie di Alvise, da Cendon di Treviso dove aveva la sua cappella gentilizia), abbiamo anche la famosa tipografia di Alvisopoli la quale durò pochissimo tempo perché poi venne trasportata da Alvise stesso a Venezia. Purtroppo l’avventura di Alvise in questo territorio non fu molto felice, perché tutta l’economia di questa sua città ideale e questa avventura utopica morì.”
(Vincenzo Gobbo, archeologo, Estratto dal film “Stagioni e salotti sul Lemene”/“Seasons and meetings on the Lemene river”)
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“La chiamata di Nicolo Bettoni era solamente la punta di un iceberg nel progetto di Alvise. Immaginava manifatture di ampio respiro ed addirittura un canale che collegava Alvisopoli al Tagliamento per il traffico marittimo. Il sogno di Alvise Mocenigo costituisce una delle tappe nel percorso della città ideale cominciata nel Rinascimento e poi sviluppatasi nel 1600. La città ideale del Mocenigo è quindi l’ultima appendice di questo sogno; un sogno che Alvise cercò di condividere con Antonio Canova. In una serie di lettere, che si scambiarono, Canova in qualche modo cercava di essere gentile con Mocenigo ma scriveva ad altri “ah questa strana idea del Mocenigo su Alvisopoli, questo sogno di una città!” insomma si rivelava abbastanza negativo nei confronti di un progetto che infatti era destinato a fallire. Cosa ci lascia? un parco all’inglese straordinario, l’ultimo esempio di villa veneziana adattata a scopi proto-industriali; anche se il luogo era sbagliato, l’idea di Mocenigo era utopista ma almeno per quanto riguarda la tipografia di Nicolo Bettoni ha comunque dato prestigio al territorio.”
(Adriano Drigo, storico ed insegnante, Estratto dal film “Stagioni e salotti sul Lemene”/“Seasons and meetings on the Lemene river”)
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“Quasi due secoli dopo Giancarlo Stucki fa chiamare la zona di Toresella Giannopoli non è ufficiale ma in alcuni documenti dell’epoca si legge Giannapoli. Questo richiamo ovviamente al territorio vicino perché anche là si sono tentate delle economie agricole che forse per problemi di bonifica non hanno mai decollato.”
(Patrizio Manoni, direttore del museo d’Economia aziendale Portogruaro, Estratto dal film “Stagioni e salotti sul Lemene”/“Seasons and meetings on the Lemene river”)